Vari studi affermano che tutti i fiumi, dal Tagliamento al Po, sfociavano nell’area paludosa che dall’Adriatico arrivava all’entroterra di Treviso e Padova.

A Onara, vicino a Cittadella, è ancora visitabile il Paludo di Onaro. A Padova, in Prato della Valle, arrivava la laguna e anche più a Sud/Est in direzione di Rovigo.

Già gli abitanti del periodo pre-Romano iniziarono a bonificare il territorio, interrando aree, scavando canali e rendendoli navigabili a piccole barche da trasporto. Si ebbe così l’inizio della comunicazione acquea.

Nel periodo Romano ulteriori luoghi furono bonificati, realizzando anche strade, ad esempio via Annia, che, partendo da Adria, attraversava Padova, San Bruson, Mestre, Campalto, Altino, San Donà, Concordia, fino ad Aquileia. Molti tratti della strada furono costruiti rialzati come un argine, forse per renderla sempre sicura e percorribile.

Altino, importante città, nel periodo Romano contava circa 30.000 abitanti, e l’attuale centro storico di Venezia in linea d’aria dista solo pochi chilometri.

Gli abitanti di Altino e del litorale si recavano in laguna a pescare, approdando nelle isole, all’epoca già abbastanza formate ma ancora melmose ed insalubri.

In una di queste isole, venne eretta, con canneti e legno, la prima Chiesa in Venezia a Rivus Altus (che significa Riva Alta), località ai piedi del ponte di Rialto, lato mercato, dove attualmente vi è la Chiesa di San Giacometo.

L’aggregazione religiosa, la pesca e la produzione del sale, portarono i praticanti dell’area a stabilirsi nelle isole limitrofe a Rivo Alto, costruendo prima capanni ad uso abitativo (i progenitori degli attuali casoni); poi, nel corso dei secoli, vennero costruite case in legno e mattoni, successivamente, con l’affinamento delle tecniche costruttive, fondazioni fatte con migliaia di pali infissi nel terreno. In assenza di ossigeno nel tempo il legno si ”pietrificava”, amalgamandosi al limo presente nel fondo della laguna.

Grazie alle fondazioni con i pali si poterono costruire dei palazzi con marmi a seconda delle disponibilità economiche del committente, sicuramente con marmi forzosamente ”prelevati” anche da Altino, l’antica città Romana, ormai in decadenza, conseguentemente alle invasioni barbariche ed alla disfatta dell’Impero.

Ad Altino, tra le tante attività, si praticava la lavorazione del vetro, con tecniche acquisite dai Siriani e dagli Egizi, che con le loro ”barchette” arrivarono fino in laguna. La tipica gondola, infatti, nella sua forma ricorda le feluche, tradizionali barche Egizie, che troviamo ancora oggi lungo il Nilo.

I veneziani per molto tempo continuarono ad interrare e costruire sulle varie isole, tant’è che l’attuale Canal Grande sarebbe stato originariamente la foce del fiume Brenta, che poi nel corso dei secoli fu deviato nel mar Adriatico, a Sud di Chioggia.

Con la Repubblica della Serenissima, oltre a bonificare i territori della terraferma, si continuò ad interrare canali, poi denominati Rio terà, creando così quartieri detti sestrieri, mentre vaste aree verdi venivano riservate per la coltivazione di frutta, verdura, vitigni, e l’allevamento di bestiame, rendendo la città autonoma ed autosufficiente in caso di guerra, o assedi.

Venezia, nel XV secolo, quando era il centro del commercio mondiale e viveva nel massimo splendore, è arrivata a superare i 200.000 abitanti.

Franco Battanoli