Con Osteria o “Bacaro” (in veneziano) si intende un luogo di ritrovo per stare in compagnia o discutere, “far quattro ciacole” in dialetto veneziano. Nei tempi passati in questo posto si stringevano accordi commerciali e contratti, ovviamente davanti ad un bicchiere di vino.
Questo modo di ritrovarsi esiste ancora, per i residenti o per i visitatori che vogliono immergersi nelle tradizioni locali, ed assaggiare un buon bicchiere di vino accompagnato da uno stuzzichino casalingo della tradizionale cucina veneziana, preparato al momento, magari sotto ai propri occhi.
Le Osterie venivano censite fin dall’antichità: ritroviamo documentazioni storiche risalenti al 1300.
Nel 1355 le Osterie censite erano 24, tutte con posti letto, dove si poteva bere, mangiare e dormire. Invece veniva per norma escluso tassativamente il meretricio.
Le Osterie più datate sono: dell’Angelo, del Bo, della Cerva, della Corona, della Donzella, del Gambero, del Sol, delle Spade, della Torre, a Rialto, del Cappello, del Pellegrino, della Rizza, del Salvadego, alla Serpe, della Stella, la più antica ancora attiva del Sturion sulla Riva del Vin a Rialto.
Tutte queste Osterie erano soggette, ai tempi della Serenissima Repubblica, a severissimi controlli sulla qualità dei vini e dei prodotti che vendevano, oltre che sulla gestione; con pesanti sanzioni quando venivano colte in fallo.
Solo il Maggior Consiglio della Repubblica poteva ridurre la pena o la multa inflitta.
Sin dal 1333 il controllo era devoluto ai Giustizieri Vecchi e Nuovi, i quali multavano pure gli ubriachi. Per questo motivo, spesso, si doveva mangiare una certa quantità di “cicchetti” in proporzione al vino bevuto. Ovviamente nelle stanze, come precedentemente scritto, non si potevano ospitare meretrici, inoltre i proprietari dovevano risiedere nei locali dell’Osteria, a rischio la revoca della concessione.
Nel 1362, agli osti di San Marco, fu concessa l’apertura fino alle 3 di notte, ma, al suono della campana, non si poteva più consumare nulla: chi si tratteneva oltre veniva spesso multato.
I vini prodotti in Laguna erano parecchi e di qualità eccelsa. Diminuendo gli spazi verdi, causa l’intensificarsi delle costruzioni di case e palazzi, le piantagioni dei vitigni furono spostate in terraferma, e intensificata l’importazione del vino con il commercio.
Bisogna comunque ricordare che Venezia, in caso di assedio, era autonoma, disponendo di tutta la produzione agricola e degli allevamenti, dal pollame ai bovini.
Franco Battanoli